Il ruolo

I fanali dei veicoli che percorrono la strada nel senso opposto illuminano il volto della ragazza alla guida. Sono sul sedile passeggero ad osservarla con poca discrezione: il suo viso che per un attimo s’illumina e che poi torna nel buio dell’abitacolo m’affascina e m’innamora di quell’istante. E' come se l’immagine del suo volto me la dovessi gestire. Devo guardarla con il contagocce, e probabilmente non dovrei neanche guardarla così. Lei stessa, in tono scherzoso mi dice: “smettila che mi sciupi” sentendosi osservata. Mi scatena la risata semplice, quella che parte dallo stomaco e s’accenna furtiva sulle labbra e nella voce.
L’ho sempre vista con il viso di una ragazzina, ma ora quell’espressione e i suoi capelli raccolti in cima alla testa me la fanno vedere come una donna finita. Completa. Matura. E’ bellissima la mia amica, e me ne accorgo ogni giorno sempre di più.
Ha il collo nudo e lungo. Penso a cosa penserebbe se la baciassi proprio lì, sono tentato, ma rinuncio. Cerco di abbandonare il pensiero del suo collo per un attimo buttando lo sguardo al di fuori del finestrino, e lei mi chiede: “me lo dai un bacino?” Lo chiede con la voce da bimba e puntando il dito sulla guancia. Esito per un poco, non voglio farmi vedere così desideroso di un contatto, me ne vergogno, poi sorrido pensando che evidentemente mi ha chiesto di darle un bacio perché ha capito che ne avevo bisogno.
Mi sembra di volare, e mi sento stupido.
Le do il bacio sulla guancia e mi fermo un attimo ad annusarle la pelle, non sento odori, sono raffreddato, ma è come se sentissi un bel profumo di niente. Non so se mi spiego.
Aspetta di uscire da una curva per raddrizzare il volante, e mi dice di avvicinare il viso perché vuole darmi un bacio anche lei. Me lo faccio restituire e mi sento veramente un cretino.
Ci facciamo silenziosi per un po’. Poi rido. Rido per nulla. E lei mi guarda e si fa contagiare.
Il silenzio cade nuovamente nell’abitacolo.
“Ti prego non lo fare” dice seria. Capisco che si riferisce al fatto di non innamorarsi di lei. Mi chiedo come cavolo abbia fatto: mi ha letto nel pensiero? Come fa a sapere che stavo pensando a qualcosa di più grande insieme a lei? E’ questo l’istinto femminile forse? Oppure, semplicemente, mi si legge tutto in faccia.
Le dico di fidarsi di me, e cerco di chiudere il discorso al più presto. Non mi sento più tanto sicuro. Ora peso le parole, e le faccio uscire a fatica. Dico: “non succederà fidati.”
“Ti prego” ripete lei, “ti prego.”
“Fidati” rispondo, come se dipendesse da me, poi penso che forse mi trova orribile, “conosco il mio ruolo” dico, e lei risponde dicendo che non è questione di ruoli. Si sbaglia.
Si sbaglia, è proprio questione di ruoli.
Nient’altro.
Le osservo la mano. Mi viene l’istinto di stringergliela, a allora allungo la mia verso la sua, ma una paura sconosciuta tenta di bloccarmi troppo tardi, e gliela sfioro con un movimento spastico.
Mi sorride, le ho fatto tenerezza.

Finiamo il nostro giro notturno. Le do due baci sulla guancia. Un abbraccio forte forte.
La guardo, e mi accorgo che desidererei baciarla intensamente.
Conosco il mio ruolo, penso.
La saluto e me ne vado. Mi accendo una sigaretta. Mi sento sempre più stupido, ma sto bene. Dopo pochi metri, mi convinco che la mia amica è una ragazza speciale.
E lo è, vi fidate?
Fidatevi di me.

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