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Taccuini vecchi

Nella carta increspata dei miei taccuini vecchi intrisi di grafie palpitanti e acquerelli di secrezioni c'è il battito di una falena esausta sull'ultimo lampione acceso di quella solita via. Nella carta increspata dei miei taccuini vecchi intrisi di condensa e impasti di cenere c'è l'egro sguardo spezzato su confini di nebbia.

Le tue braci

Scivolano le dita sulla cavità palpitante del collo, sulla posa del tuo busto: flettente d'arco teso verso l'astro del piacere. Questa notte sono io il piedistallo delle tue false libertà. Dominio vampiro dei tuoi petali di carne. So che presto fumerai una sigaretta, guarderai il nulla, ti scrollerai di dosso il mio errore raccogliendo i panni freddi gettati al suolo: il dolore, il pallore, i bei vestiti scuri. Resterò in questo deserto di cenere, ad attenderti obbligarmi a queste braci: qualcosa di simile alla felicità.

Contenitore (a Cristina B.)

Nel mio stomaco, vorrei conservare la luce tiepida di quel pomeriggio d'autunno, con le nostre mani intrecciate su quel viale bordato di aceri. - Quanto sono belle queste tonalità di rosso? - I polmoni li riempirei con il respiro vibrante di quella sera di febbraio che annunciasti d'essere finalmente incinta. - Secondo te sarà maschio o femmina? - Nel mio cuore, ci metterei lo stupore dei nostri bambini, impavidi e curiosi, alla scoperta delle piccole cose. Come quel giorno che trovammo uno scorpione gigante nascosto sotto i vasi del terrazzo. - Hai paura anche tu? - Nel fegato ci starebbe bene la quiete dei nostri lunghi inverni, fra i crepitii della stufa a legna e il profumo d'alloro e di ginepro sulle tue mani indaffarate. - Domani, vuoi che cucini io? - E poi nei reni, soprattutto lì, vorrei metterci quella forza e quel coraggio che nasce dall'arte e che, nell'arte, traccia tutte quelle belle domande, così strane e così impossibili. - Pensi che ce la faremo? -